FASHION IS AN ART PURPOSE/ MATHIEU BERTHEMY INTERVIEW

Pezzi unici, concetti astratti e servizi fotografici. Oltre il mondo della moda alla scoperta di una nuova dimensione creativa con Mathieu Berthemy , designer francese che crea capi dedicati all’universo maschile con il solo intento di esprimere la sua idea di bellezza.


Mathieu Berthemy

 
Enigmatico e affascinante, anticonformista e ascetico, Mathieu Berthemy è un art director francese che ha dato vita a un brand del tutto singolare, in cui la moda e la fotografia si alleano per perseguire una nuova sublime forma d’arte, tesa a esprimere una personale visione dell’estetica e della bellezza. Lontano dalle regole del fashion system che impone ritmi pressanti e complicate regole commerciali, Maison Mathieu Berthemy focalizza la propria ricerca sulla silhouette maschile e propone speciali capsule collections, composte da capi unici realizzati a mano: pantaloni, gilet, giacche, abiti dal gusto dark e minimale, destinati esclusivamente a essere fotografati per diventare veri e propri progetti artistici. La moda si trasforma così unicamente in un metodo sperimentale con cui proporre approfonditi concetti astratti, che sollecitano e ispirano la creatività del proprio pubblico attraverso l’originalità dei tagli sartoriali e l’impatto della loro immagine.


“For ever Blond” è il titolo della più recente serie di immagini realizzate da Mathieu Berthemy and Paul Kemler per il“Red Project Paris”. In questo progetto l’efebico modello Andrej Pejic indossa i capi della quinta capsule collection di Berthemy, per incarnare l’ideale di bellezza pura indipendentemente dal sesso e per ricordarci che a volte l’autenticità richiede coraggio.


RED PROJECT PARIS Forever Blond

Partendo dalla fine. Ci racconti qualcosa della tua nuova collezione?
Il mio nuovo progetto si distacca totalmente dalla nozione di genere, i capi che ho creato sono indossabili sia dagli uomini che dalle donne. Ultimamente la frontiera che separa i due sessi è piuttosto confusa per me. Per la nuova capsule collection ho preferito dare ai tessuti tagli piatti, in questo modo essi assumono un’altra forma quando sono indossati: è il corpo a dominare, dando struttura a ogni modello con le proprie curve. Per dare l’impressione che i tessuti avessero l’unica funzione di coprire la silhouette, ho recuperato l’immagine delle toghe usate dall’antica civiltà romana, interpretandola con una nuova allure, dark e minimale.

Ritornando all’inizio. Ricordi qual è stato il motivo che ti ha avvicinato alla moda e cosa ti ha indotto a offrire una tua personale proposta di stile per il menswear?
Ho sempre avuto una grande passione per l’estetica dell’abbigliamento. Ho iniziato a creare capi maschili perché mi sono accorto di quanto il menswear fosse privo di prospettive e carente di innovazione. L’abbigliamento femminile è sempre stato ricco di proposte, permettendo alle donne di poter giocare in modo creativo con la propria immagine. Per questo motivo avevo il desiderio di esprimermi attraverso una linea di moda maschile e lanciare la mia personale visione, indipendentemente dalle leggi che ne regolano il mercato e dalle aspettative morali della società in cui viviamo.

Come definiresti il tuo brand e lo stile che proponi con esso?
Maison Mathieu Berthemy è un marchio parigino che sviluppa pezzi unici attraverso capsule collection. Questi pezzi non sono destinati a essere venduti, ma a essere fotografati. Il mio lavoro è teso a proporre la mia personale visione estetica della bellezza, seguendo un approccio libero e sperimentale. I capi che realizzo evidenziano un’attitudine dark e molto strutturata, ma sono senza tempo e non seguono alcuna tendenza o stagione.

Un progetto artistico per ogni singola collezione, senza pensare alle stagioni! Il tuo modo di fare moda è sicuramente differente e non bada alle regole del sistema…
Non sono contrario al “sistema moda normale”. Ma al momento non ho voglia di curarmene. La mia è una struttura molto piccola, e preferisco che rimanga tale per ora. Questo mi permette di proporre una lavoro più approfondito e misurato, libero dalle esigenze di un mercato che impone tendenze e ritmi a volte limitanti. Per ora il mio approccio rimane sperimentale e non può adattarsi al calendario della moda.

Il concetto di ogni tua collezione si identifica e si afferma attraverso immagini fotografiche artistiche. Ci parli del team con cui lavori per realizzare il tutto?
Il lavoro di gruppo è fondamentale per dare senso alla mie creazioni. Amo collaborare con persone con cui mi sento in sintonia. Ognuno da il proprio contributo artistico ed emotivo e questo arricchisce il valore di ogni mio lavoro. Mi circondo di poche persone, che mi seguono e investono la loro sensibilità e le loro idee nei miei progetti: Paolo Kemler (co-fotografo) che si occupa soprattutto della parte più tecnica degli scatti fotografici, Tomaz Goh (grafico) e Chloé Terny (assistente).

Quanto pensi di essere cresciuto dal tuo esordio a oggi? E in che modo?
Sicuramente oggi il mio stile è diventato più concettuale. Ma sono in un perenne work in progress,  la vita non smette mai di insegnarci qualcosa. Ho ancora un lungo percorso davanti a me e credo fermamente di non dover essere io a giudicare la mia maturità artistica.

Sei solito indossare i capi che crei?
Non proprio, perché ritengo che non ci sia bisogno di indossare quello che faccio per legittimare i miei progetti. Il mio lavoro per ora si focalizza sulla proposta e la sperimentazione, rendendo i capi che realizzo non proprio adatti a un uso quotidiano. Tuttavia, una collezione più indossabile potrebbe presto vedere la sua nascita. Per quanto mi riguarda, nella vita di ogni giorno preferisco indossare lunghe t-shirt e pantaloni slim in pelle, a cui abbino giacche molto strutturate  e stivali.

Cosa ami di più del tuo lavoro o quale invece è la cosa peggiore?
È un lavoro che mi permette di incontrare persone di grande talento, da cui imparare e con cui collaborare. Lo trovo molto stimolante. La cosa peggiore è invece il tempo, che troppo spesso sembra volare.

Quali sono le tue muse?
Eroi di oggi, distinguibili per la loro personalità carismatica e il loro fascino singolare.

Un fashion designer che ammiri particolarmente?
Ammiro l’approccio e l’autenticità di Azzedine Alaia.

Cosa vedi nel  tuo futuro prossimo?
Spero di continuare a lavorare sui miei progetti estetici e di aumentare le collaborazioni. Questo potrebbe aprire un percorso per lo sviluppo di una linea commerciale che abbia il dna di Maison Mathieu Berthemy, ma che al contempo, sia più facile da indossare.